lunedì 18 gennaio 2010

La politica, una macchina da spesa: come riformarla?

(testo che ieri il sito www.italiademocratica.net mi ha pubblicato)

I politici sono incapaci? Incompetenti? Vivono in un altro pianeta rispetto al comune cittadino? Io penso che non sia così. 

A costo di andare controcorrente, ho un'altra opinione. 

Il Parlamento è dal 2006 un covo di nominati. Non che questo sia necessariamente negativo, anzi, ci sono professionisti e fior fior di giuristi che legiferano nel nostro nome. 

Purtroppo però, con la legge "porcata" elettorale del leghista Calderoli, si è spostato il centro di decisione dalla cabina elettorale al chiuso delle segreterie dei partiti, che decidono chi sarà eletto già prima delle elezioni.

Ciò implica un allontanamento dell'elettore dal suo rappresentante, e va a sommarsi a una situazione in cui il politico gode di troppi ed eccessivi benefici. Stipendi, diarie, rimborsi elettorali, rimborsi delle spese telefoniche, dei viaggi, entrata gratuita in molti cinema e teatri, garage privati gratuiti e auto blu. Tutto questo a spese della collettività.

Ci sarebbe da incazzarsi. E infatti, moltissimi cittadini hanno deciso di non andare più a votare, pensando di dare un segnale alle istituzioni. Una presa di posizione discutibile, ma assolutamente da rispettare.

Ora, io penso che ci sia la necessità, per il bene stesso della politica, dal basso di Municipalità e Comuni fino a Camera e Senato, di ragionare sui troppi privilegi che ha. Non può esserci una logica "di casta", ma solo di lavoro per il perseguimento del bene comune.

Altra urgenza sarebbe il ripristino del voto di preferenza anche a livello nazionale, badando però che in certe zone non diventi la scusa per il voto di scambio.

Insomma, senza cadere in estremismi, ma anche senza prendere in giro la gente, si deve cominciare un percorso di risparmio nelle spese per la politica e di maggiore rappresentatività.

Altrimenti, come biasimare chi non sopporta più e si mette di traverso, come i grillini?

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