Il più spesso possibile, evito di commentare a caldo. Eppure, questa volta si è superato il limite della decenza.
A un anno dalla morte (fisica) di Eluana Englaro, chi ha pensato bene di riaprire quella ferita dolorosa, per la famiglia e tutto il Paese? Silvio Berlusconi.
Il premier ha scritto una lettera alle suore che l'avevano in cura, prima che il padre Beppino decidesse di spostarla alla clinica La Quiete, per dare un po' di pace al corpo martoriato di sua figlia.
Ha scritto per ringraziarle dell'impegno profuso con la malata. Fin qui tutto bene. Peccato che abbia pensato di aggiungere: "Provo ancora dolore per non averle salvato la vita, ma il governo è stato rallentato da Napolitano".
A parte la frecciatina non richiesta al Capo dello Stato, il Presidente del Consiglio non dovrebbe permettersi di andare contro la decisione di un Tribunale, in accordo con la famiglia della persona.
Ora, mi auguro solo che gli italiani siano svegli, e si accorgano che la legge che stanno approvando alla Camera non è altro che vietare ai malati di scegliere.
Al di fuori della questione prettamente "morale": Napolitano ha semplicemente fatto il suo dovere di garante della Costituzione, nel rifiutarsi di firmare un decreto legge in presenza sì dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza, ma ad personam e per giunta retroattivo, andando pure a sovrastare una sentenza della Cassazione..non è solo una questione politica, ma anche giuridica.
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